Un civitanovese illustre quasi dimenticato
Civitanova Marche Alta (MC) lo vede nascere il 28 agosto 1852. Nell’archivio storico comunale se ne trova notizia in un libretto scolastico del 1867 – 1868 dove lui e un secondo alunno vengono elogiati per merito dal Signor Sindaco Marchese Giacomo Ricci. Per questo dispiace sapere che interruppe gli studî quando dovette trasferirsi a Perugia con la madre Clementina e il padre Eutichio che lavorava con la costruzione della Ferrovia Terontola – Foligno. Li riprese più tardi per seguire ciò che premeva di più alla sua indole: la Pittura, iscrivendosi all’Accademia di Belle Arti di Perugia, per acquisire le necessarie tecniche, diplomandosi nel 1873. Lo ritroviamo poi a Napoli nel 1877 dove aveva frequentato lo studio di Domenico Morelli, artista di formazione verista; da qui iniziò una serie di importanti mostre, poi a Roma nel 1883, a Torino nel 1884, a Venezia nel 1877.
A Civitanova era ritornato nel 1881 – 82, giovane e già famoso, chiamato dal Signor Sindaco Conte Gaetano Graziani per eseguire nel recente Palazzo Comunale della Città Alta gli affreschi raffiguranti quattro scene tratte dall’opera latina ”Eneide” di Virgilio in onore del suo traduttore, il concittadino letterato rinascimentale Annibale Caro (1507 – 1566),

di cui raffigura il ritratto in uno dei medaglioni che decorano in alto il salone principale del Palazzo Municipale. Altri medaglioni raffigurano i civitanovesi illustri nel corso dei secoli il Duca Giuliano Cesarini (nel quale personaggio probabilmente il nostro Ulisse si è autoritratto…

il Marchese Giacomo Ricci, il Vescovo Giuseppe Aggarbati, il Nobile Natinguerra, il De Vico ed il Frisciotti.Troviamo un’altra opera pittorica – una Sacra Famiglia – eseguita nel 1905 presso la Chiesa dei Frati Cappuccini nel Convento fuori le mura presso il locale cimitero. Perugia fu però la sua residenza stabile dove tiene presso l’Accademia di Belle Arti, prima la cattedra di Pittura dal 1898, poi quella di Ornato dal 1908 al 1913. I suoi soggetti pittorici tra scene di ambiente, temi storici religiosi oltre a decorazioni di grandi superfici murarie. Fu molto apprezzato dal pubblico e dalla critica del tempo pur se non volle oltrepassare i confini nazionali, come fecero altri artisti del suo tempo, a causa di un’indole più pacata e riflessiva che preferiva il quieto isolamento, anche per insorgere di qualche problema di salute. Dal 1914 decise di lasciare l’insegnamento per ritirarsi nella sua amena abitazione in via delle Viole, dedicandosi alla lettura di Dante e della “Divina Commedia” che gli fornisce suggestioni da riprodurre nelle immagini delle Cento Tavole che ne scaturiscono, ciò lo inserisce nella pittura romantica e visionaria del tempo, ma eseguita con una rinnovata tecnica pittorica più libera dai canoni accademici. Quando nel 1917 terminò l’esecuzione delle trentaquattro tavole della prima Cantica (“Inferno”, vd. fig. 3) volle farne una prima esposizione per devolvere il ricavato della mostra a beneficio della Croce Rossa Italiana così attiva in quegli anni di guerra. L’intero corpo delle cento Tavole Illustrate fu recuperato e assemblato dalla Regione Umbria per formare un unicum che mostri di questo artista le doti di sensibilità espressiva e virtuosismo tecnico le quali nelle sue due patrie, Civitanova e Perugia, non sono state ancora valorizzate pienamente. Quanto dovremo aspettare perché ci si ricordi in maniera evidente del Ribustini per rendergli il Giusto Onore anche qui a casa sua (cioè a Civitanova)?
Prof. Alvise Manni
